Il negozio di alimentari solidale, destinato a chi “si sente povero” con i prodotti “clonati” Cadoro, nei primi cinque giorni di vita ha sfamato 370 persone. L’idea, anche questa volta, è del vulcanico don Armando Trevisiol, il sacerdote che grazie alla sua rete di collaboratori e alle innovative iniziative per aiutare chi ha meno, riesce a mettere in pratica ciò che ad altri sembra impossibile. E a fare rete con realtà che spesso vediamo solo in un’ottica di redditività. Il cosiddetto “Polo solidale alimentare” di don Trevisiol sta prendendo forma.
L’11 febbraio la Fondazione Carpinetum ha sottoscritto un contratto con Cesare Bovolato, che gestisce i vari supermarket Cadoro, o meglio con la società Sido Srl che ha sede a Quarto d’Altino, in via Tommaso Abbate. Fondazione e Vestire gli Ignudi hanno aiutato don Armando a trovare una squadra di dieci nuovi volontari, un furgone, un frigo e un congelatore. I volontari ogni giorno si recano negli ipermercati Cadoro di via Ca’ Rossa, viale San Marco, via Miranese, via Torino e via Tito a Zelarino e raccolgono tutto il cibo non ancora scaduto, che non è commerciabile. «Nell’interrato del Don Vecchi di viale don Sturzo», spiega don Armando, «abbiamo ricavato una sorta di supermercato ed è bastato spargere la voce sull’Incontro (il settimanale gratuito di formazione e informazione cristiana diretto proprio da don Armando, ndr) perché arrivassero i bisognosi. Lo abbiamo pensato destinato a chi “si sente povero“. In sostanza con 1 euro simbolico per le spese di gestione, si possono portare a casa pacchi di cinque prodotti diversi, a seconda di quel che serve, dalla marmellata al formaggio».
Il market è aperto dalle 11 alle 16, ma alle 14 la merce è esaurita. «Anche perché il cibo non può scadere e dunque dobbiamo donarlo in giornata». Neanche a dirlo, visto che oramai le file fuori della “bottega solidale” sono lunghissime, le liste d’attesa pure e la gente che non ha di che sfamarsi aumenta di giorno in giorno. A breve ai market Cadoro di Mestre, si aggiungerà anche quella di Mogliano.
Il nuovo progetto, è solo l’ultima avventura. La “Carpenedo solidale” riceve generi di prima necessità dal Banco alimentare di Verona e assieme alle eccedenza dell’Interspar di via Bella, di un discount di Noale e di altre catene minori, grazie a 40 volontari fornisce borse della spesa a chi percepisce meno di 600 euro al mese: 700 gli iscritti, 3mila i poveri aiutati settimanalmente. E ancora. Venti quintali di frutta e verdura ogni giorno vengono ceduti ai mestrini grazie al mercato generale ortofrutticolo di Padova e Santa Maria di Sala, in cambio di un piccolo contributo da 50 cent o un euro nel chiosco di frutta e verdura che si trova a fianco al Don Vecchi di Carpenedo.
«Le pasticcerie Ceccon, Dolci e Delizie e La Dolciaria Mestrina», spiega il don, «ci donano le paste e i dolci con le creme e tutti i prodotti che se non venduti in giornata vanno a male. E noi li doniamo ai nostri 500 anziani dei Centri. Inoltre, quando abbiamo cibo in eccesso, lo devolviamo alle mense della don Vincenzo e della Caritas».
Un grosso lavoro, dunque, frutto dell’attività frenetica di centinaia di volontari. Presto alla serie di alimentari e negozi mestrini, si aggiungerà anche una famosa pizza al taglio di via San Donà. Don Armando lancia un appello: «Invito i mestrini ad andare a fare la spesa in quelle catene che ci aiutano. La gente può essere consapevole, anche comprando, che c’è chi fa della carità, ci sono ipermercati e supermercati sensibili, che, senza niente in cambio, aiutano i nostri anziani e i nostri poveri, che danno da mangiare a chi non se lo può permettere».
Marta Artico - La Nuova Venezia