Noi italiani abbiamo sicuramente tanto di cui vantarci, dall’arte alle scienze, dalla musica allo sport, dal vino alla cucina.
Ma ciò che ci dà fama a livello mondiale è un mix di farina, lievito, olio EVO, pomodoro e mozzarella: la pizza!! A conferma di ciò la tipica pizza napoletana è entrata a far parte del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità dell’Unesco nel 2017.
La pizza può sembrare un cibo moderno, ma le sue origini sono molto antiche, addirittura si pensa che già gli Etruschi la utilizzassero abitualmente nella loro dieta. All’epoca non aveva le caratteristiche della pizza che conosciamo noi, piuttosto della sua antenata, si trattava infatti di una sorta di schiacciata (il nome pizza deriva dal termine pinza, participio passato del verbo latino pinsare, che significa pestare o schiacciare) che accompagnava le portate principali.
La pizza che oggi noi mangiamo, invece, nasce a Napoli ed ha tutte le caratteristiche che conosciamo, con la differenza che veniva condita con aglio, strutto, e sale grosso, senza il pomodoro, che compatirà nel ‘700 non solo nella pizza, ma come vero e proprio alimento della cucina italiana.
Ad oggi possiamo dire che quasi tutti gli italiani sono orgogliosi che il nostro belpaese abbia dato i natali alla pizza, tuttavia all’inizio della sua carriera la pizza non ha trovato grandi alleati nei suoi connazionali.
A mio malgrado devo ammettere che il popolo che ha portato alla ribalta la pizza e le ha dato la vera possibilità di diventare la stella della cucina mondiale che oggi è a tutti gli effetti non è quello italiano, ma quello americano.
È giusto dare ad ognuno i propri meriti, e questo è senza dubbio un merito da assegnare agli americani.
Nel 1890 nacque in Italia la pizza margherita ma la cosa passò inosservata (lo so sembra impossibile!), almeno per gli italiani residenti nel nostro paese, perché in realtà 15 anni dopo, l’emigrante Gennaro Lombardi fa della Margherita la sua vera fortuna, aprendo la prima pizzeria di New York.
Questo fenomeno fu talmente emblematico da occupare una pagina della sociologia moderna , perché nel 1970 l’antropologo Agehananda Bharati formulò l’Effetto Pizza per spiegare quando un fenomeno locale ha successo prima all’estero che nel paese d’origine.
Da qui è storia, e la pizza ad oggi rappresenta non solo un cibo, ma un simbolo dell’italianità nel mondo, soprattutto perché gli elementi che la caratterizzano sono tipicamente italiani: Farina, olio EVO, lievito, sale, pomodoro e mozzarella.
Dal punto di vista nutrizionale certo non possiamo affermare che la pizza sia il cibo principe di una dieta sana, come tutti gli alimenti elaborati e complessi è bene consumarla con moderazione, meglio se al massimo 1 volta alla settimana.
Che pizza scegliere? La migliore è quella che ti piace, senza tanti sensi di colpa o paranoie!
Scegliamo con serenità la pizza che ci piace, evitando di pesarci il giorno dopo. Dopo un pasto a base di pizza è possibile pesare anche 1 kg in più. Tranquilli, quel kg non è sicuramente tutto grasso, per accumularne cosi tanto infatti dovremmo assumere 9000 kcal, mentre una pizza ne contiene di media 270 ogni 100 gr e pesa dai 250 ai 300 gr. L’aumento del peso è più che altro dovuto alla ritenzione idrica in aumento e alla lievitazione che spesso rischia di continuare anche a livello intestinale creando i tipici gonfiori.
Detto ciò il mio coniglio rimane quello di limitarla ad una volta alla settimana, magari a pranzo piuttosto che a cena e, se possibile, a base di farine integrali.
È anche vero che la pizza non ha regole, è patrimonio dell’Unesco ed è talmente buona che le è concesso tutto.
Perciò….buon appetito!
La vostra Nutrizionista
Dott.ssa Giulia Martin