Il digiuno è uno dei temi più caldi nel panorama alimentare di questo periodo e, come spesso succede, non mancano inesattezze e imprecisioni. Cosa di quello che viene detto è reale? E come attuare il digiuno se fa veramente così bene?
Prima di tutto cerchiamo di precisare cos’è e cosa comporta nel nostro organismo.
Per digiuno si intende la privazione totale degli alimenti escluso l’apporto idrico.
Se osserviamo la natura, le forme di digiuno nel regno animale sono molte, basti pensare ai lunghi periodi di letargo che certi animali raggiungono nelle stagioni più fredde. Non solo la natura ci parla di digiuno, ma anche le usanze dei popoli, che nella storia hanno spesso associato alla purificazione dello spirito all’astinenza da una serie di bisogni, compreso il cibo.
Ma cosa succede al nostro corpo durante il digiuno?
È stato verificato che una severa restrizione calorica prolungata per 16 ore porta ad una importante rigenerazione corporea, nella quale l’organismo elimina le tossine e le cellule danneggiate per fare spazio a cellule nuove e sane.
Perché questo abbia effetto senza diventare dannoso o pericoloso, deve seguire delle logiche precise. Gli esperti hanno verificato che digiunare per 16 ore anche 2 volte alla settimana, dà grandi benefici a livello di salute e longevità.
Per digiuno intermittente si intende l’alternanza di ore nelle quali è possibile mangiare, con ore nelle quali è bene praticare il digiuno. Lo schema più adatto e convincente è il 16/8in cui si digiuna per 16 ore al giorno e si consumano i pasti nelle 8 ore restanti, il tutto ripetuto un massimo di 2 volte alla settimana.
Fermo restando che è sempre bene consultare il proprio medico prima di procedere con questa dieta, la colazione rimane il pasto più importante della giornata, quindi il digiuno intermittente potrebbe essere organizzato con le seguenti modalità:
7:30: colazione abbondante e ricca in carboidrati integrali, frutta di stagione e frutta secca.
10:00: spuntino con frutta di stagione o 1 yogurt magro
12:30: pranzo in cui si può fare un pasto completo abbinando un primo piatto integrale (ad esempio del riso o della pasta) ad una fonte proteica come della carne magra o del pesce e della verdura di stagione
15:30 : spuntino 2 frutti o 2 palline di gelato alla frutta
Da qui, inizia il digiuno e non si consumano più pasti fino alla colazione del giorno successivo (16 ore). Durante queste ore, è importante tenersi idratati con acqua o tisane non zuccherate.
Passate le 16 ore di digiuno è possibile tornare ad una dieta normale, con una colazione ricca in carboidrati integrali (per esempio: pane integrale e marmellata oppure cereali integrali e yogurt), spuntino a metà mattina e metà pomeriggio con della frutta di stagione, prediligendo un primo piatto (sempre integrale) a pranzo e un secondo piatto a cena, abbinando verdure di stagione ad ogni pasto.
Vi consiglio di fissare dei giorni alla settimana in cui fare il digiuno intermittente, così da renderlo un appuntamento fisso. Non ci sono indicazioni precise sul prediligere certi giorni rispetto ad altri, anche se personalmente penso che tenere il lunedì e il giovedì come giorni fissi possa essere una strategia per il pre/post finesettimana.
Gli studi confermano che il digiuno intermittente praticato per 2 giorni alla settimana, migliora lo stato infiammatorio, ha un impatto positivo su patologie metaboliche come ipertensione, insulino-resistenza, colesterolo alto, obesità.
È una pratica che potenzialmente tutti possono seguire ma ci sono delle categorie di persone alle quali non è consigliata, come i bambini, ma anche pazienti debilitati o anziani.
Per quanto riguarda patologie gravi sembra che il digiuno intermittente possa essere di grande aiuto, soprattutto nelle malattie infiammatorie importanti come artrite, fibromialgia, gotta, cistiti ricorrenti, per cintane alcune. In questi casi il mio consiglio è, comunque, quello di recarsi da uno specialista per capire come l’alimentazione possa favorire il benessere.
La vostra Nutrizionista
Dott.ssa Giulia Martin